Alita - angelo della battaglia

Alita - angelo della battaglia

Pieno giorno, esterno. Il sole brucia e si riflette su delle lamiere in una discarica; un frammento di metallo si stacca da un mucchio di rottami e cade al suolo, rimbalza più volte, “tin tin tin”, poi il suono si ferma e rimane solo una nuvoletta di polvere. Tutto è in stasi perfetta tranne una figura che si muove tra quella che una volta era tecnologia, innovazione ma ora sono solo rifiuti. L’uomo si ferma, trova un volto quasi intatto tra la polvere, tende le mani e lo solleva poiché privo del corpo. Si tratta di una ragazza, gli occhi sono chiusi quasi come dormisse.

 

 

La scena appena descritta, anche se sembra la sceneggiatura di un film, riassume le prime due pagine del manga Alita l’angelo della battaglia (in giapponese “Gunnm”) scritto e illustrato da Yukito Kishiro nel 1990.

Il tema principale dell’opera è la ricerca di noi stessi in quanto Alita, la nostra cyber-protagonista, non ha memoria di sé. Una volta “recuperata” dalla discarica, le viene donato un nuovo corpo e un nome dal dottor Daisuke Ido diventando, in un certo qual senso, suo padre.

Una notte, Ido esce di nascosto e Alita fa l’errore di seguirlo, scoprendo che l’uomo, è sì un dottore alla luce del giorno, ma quando spunta la luna diventa un cacciatore di taglie. Ma quando criminale lo attacca, lei, mossa da un istinto primordiale, lo difende scoprendo la sua natura di combattente.

 

 

L’ambientazione del manga è molto cyber-punk, il mondo è diviso tra Zalem, la città nel cielo, e Iron City, la discarica che si muove nell’ombra. Chi vuole sopravvivere ad Iron City diventa Hunter-warrior, una specie di mercenario autorizzato ufficialmente ad uccidere criminali in cambio di denaro. Così Alita segue le orme del padre in un percorso per ritrovare sé stessa.

Lo stile dell’autore è estremamente dettagliato, ogni ingranaggio, ogni filo elettrico è ritratto in modo incredibilmente realistico. Il personaggio di Alita è iconico e ben riconoscibile, ha degli occhi grandissimi ed espressivi che contrastano con il mondo sporco e degradato che la circonda. Ogni combattimento è pieno di dettagli come viti, giunture, tubi o pistoni rendendo la tecnologia parte integrante del manga, non solo fondale freddo e lontano rendendo ben palpabile il contrasto uomo/macchina.

 

 

I temi si snodano tra quello dell’identità, che permeerà ogni pagina facendoci sprofondare, insieme alla protagonista, in una spirale di ricerca incessante, per poi passare al tema fondamentale della libertà e del destino, Alita nasce come un’arma ma si rifiuta di esserlo, la battaglia non è solo fisica ma mentale. Inoltre, Yukito Kishiro esplora la diseguaglianza sociale descrivendo perfettamente la città delle persone benestanti, Zalem, e quella della “feccia”, Iron City.

Quando si ha tra le mani il manga, soprattutto nella Panzer version, che permette, grazie alle sue tavole gigantesche, di ammirare ogni dettaglio, si entra in un mondo perfettamente costruito e verosimile. Nel momento in cui ci ritroviamo a chiudere il volume rimangono delle domande: “chi è Alita?” ma soprattutto “chi sono io?”. Ci troviamo in un mondo in cui la carne si trasforma, le città vengono costruite e demolite con facilità disarmante e in tutto questo cosa rimane autenticamente mio?

Il nostro corpo non ci identifica e non ci definisce, sono gli ideali, i legami e le nostre scelte a forgiare la nostra persona. Quando ammiriamo Alita combattere non stiamo prendendo visione di brutalità ma di possibilità: tutti noi abbiamo il potere di scegliere chi e cosa vogliamo diventare, niente può identificarci meglio di noi stessi e non è mai troppo tardi per scegliere.

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