
Hirayasumi
Nel gigantesco panorama del fumetto giapponese esistono moltitudini di racconti di vite straordinarie, folklore, super poteri, eroi o mostri giganteschi. Con il tempo, leggendo molte storie del genere, ho sentito il bisogno viscerale di aggrapparmi alla realtà nipponica vista dagli occhi stessi di chi la vive e piano piano si è insinuato in me un amore profondo per i cosiddetti “slice of life”: letteralmente “fetta di vita”, storie che raccontano la vita quotidiana dei protagonisti, si concentrano su situazioni comuni che tutti potrebbero vivere per davvero. Lo slice of life funziona perché è vicino a noi e riesce nell’intento di narrare emozioni autentiche senza bisogno di scenari fantastici o drammi surreali.
C’è un autore tra tutti che ha fatto di questo genere il suo cavallo di battaglia, sto parlando di Keigo Shinzo che con il suo tratto lineare e dettagliato riesce a catapultarti all’interno della storia, proprio al fianco dei personaggi. Le sue opere spesso trattano tematiche come la solitudine, la crescita personale e le relazioni interpersonali. Analizziamo dunque la sua opera maestra: Hirayasumi (9 volumi in corso) edito da J-Pop.
Molto spesso dal titolo stesso dell’opera possiamo comprendere quali saranno di temi principali del manga e Hirayasumi non fa eccezioni, infatti, il titolo è traducibile in italiano come “giorno di riposo” poiché combina le parole hiraya, che significa comune o normale, con yasumi, letteralmente riposo. Noi lettori seguiremo la vita di Hiroto Ikuta, un ragazzo di ventinove anni che vive una vita tranquilla a Tokyo, quando un giorno, sua cugina Natsumi Kobayashi di appena diciotto anni, si trasferisce da lui per studiare arte all’università. Natsumi cerca in tutti i modi di inserirsi in una metropoli caoticissima e ci prova da sola, con un coraggio incredibile, la sua presenza e il suo carattere sensibile e timido lasciano spazio al nostro protagonista che, nel tentativo di aiutare la sua cuginetta ad affrontare la vita, comincia lui stesso a fare i conti con le sue insicurezze e i piccoli spettri del passato, cambiando la sua visione e il suo approccio verso il mondo.
Possiamo vedere come ci sia un tema ricorrente nelle storie di Shinzo ed è quello della critica, nemmeno troppo velata, alla società giapponese. Hiroto è un “freeter” cioè un lavoratore part-time senza prospettiva di carriera, come tanti ragazzi trova non poche difficoltà ad inserirsi nel mondo lavoro e quindi a costruirsi una propria identità. Un altro tema fondamentale è quello delle aspettative che la società nipponica impone sugli individui, soprattutto quando si arriva verso i trent’anni: matrimonio, carriera già avviata e stabile e realizzazione sociale. Infine arriviamo ad esplorare i rapporti umani, Hiroto e Natsumi vivono a Tokyo, in un agglomerato urbano spaventosamente ricco di persone, eppure i rapporti umani, in Giappone, non sono scontati e costruire qualcosa di vero può essere faticoso, ma alla fine ne varrà sempre la pena.
Il tratto è leggero e soffice, i personaggi sono delineati con cura e i dettagli non sono lasciati mai al caso. Le pagine acquarellate che ogni tanto si infiltrano nella narrazione ci fanno entrare ancora di più nella storia, con una dolcezza che ricorda il cielo blu caratteristico del maestro Miyazaki.
In definitiva, Hirayasumi è un’opera che non urla ma sussurra, capace di fermare il tempo e farci assaporare la bellezza delle piccole cose. Keigo Shinzo ci invita a guardare oltre la frenesia quotidiana, a riconoscere il valore di un gesto gentile, di una pausa, di un legame che nasce e cresce lentamente. È proprio in queste sfumature che lo slice of life dimostra tutta la sua forza: non servono battaglie epiche o colpi di scena mozzafiato per emozionarci, basta la vita stessa, raccontata con onestà e delicatezza. Se amate i manga che sanno parlare al cuore senza artifici, Hirayasumi è una lettura che vi resterà accanto, come un amico sincero pronto a ricordarvi che, a volte, il vero eroismo sta nel vivere un giorno alla volta.